Chi siamo
"Per quanto una patologia possa essere sofferta, complicata e persistente da anni non è detto che la soluzione terapeutica debba essere altrettanto sofferta e prolungata nel tempo".
P. Watzlawitck
—> Chiara Mistrorigo
—> Terapia breve strategica
—> Ambiti di intervento
—> Domande frequenti
Chiara Mistrorigo
Laureata presso l’Università di Padova in Psicologia e specializzata in Psicoterapia Breve Strategica presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Breve Strategica di Arezzo.
Iscritta all’Ordine degli Psicologi della Regione Emilia Romagna e abilitata all’esercizio della psicoterapia (art.3 L.56/89).
E’ responsabile degli Studi di Reggio Emilia, Albinea e Scandiano, come psicoterapeuta ufficiale affiliata al Centro di Terapia Breve Strategica (CTS) di Arezzo, diretto dal Prof. Giorgio Nardone.
Terapia Breve Strategica (TBS)
E’ un approccio originale alla formazione e alla soluzione dei problemi umani che ha specifici fondamenti teorici e prassi applicative, in costante evoluzione sulla base della ricerca empirica. Nasce dalla tradizione della Scuola di Palo Alto, e attraverso l'apporto di altri saperi della psicologia e del pensiero, si è poi sviluppata in Europa, trovando in Giorgio Nardone il suo più creativo e geniale esponente.
E’ un intervento terapeutico breve (al di sotto delle 10 sedute) che si occupa di come i sistemi umani costruiscono i problemi e persistono nel mantenerli e di come progettare e applicare strategie di intervento capaci di produrre rapidi e risolutivi cambiamenti in tali sistemi.
Da un punto di vista strategico, per cambiare una situazione problematica, ci si concentra su come il problema funziona nel presente e su quali strategie possano creare una soluzione efficace e duratura, anziché indagare sui perché e sulle cause originarie, che sono aspetti immodificabili.
A differenza delle tradizionali teorie psicologiche e psichiatriche, la terapia strategica parte da valutazioni di funzionalità o disfunzionalità dei comportamenti e delle relazioni della persona con se stessa, con gli altri e con il mondo. La Terapia Breve Strategica si occupa, da una parte, di eliminare nella persona i sintomi o i comportamenti disfunzionali, dall'altra, di produrre in essa il cambiamento delle modalità attraverso cui costruisce la propria realtà, personale e interpersonale.
Il produrre dei cambiamenti nella percezione della realtà e non solo nelle reazioni comportamentali, fa sì che la persona sposti il suo punto di osservazione dalla posizione irrigidita in un circolo vizioso ad una prospettiva più elastica e con maggiori possibilità di scelta.
Questa nuova prospettiva porterà la persona ad un conseguente cambiamento delle sue modalità comportamentali e delle sue cognizioni.
La Terapia Breve Strategica è un modello di intervento innovativo, che si differenzia completamente dagli altri approcci psicoterapici, in quanto è:
• un intervento terapeutico breve e focale, orientato all’estinzione dei disturbi presentati dal paziente: un intervento che si concentra su un obiettivo concreto di cambiamento concordato congiuntamente con il cliente.
• un intervento radicale in quanto, oltre al superamento del sintomo, mira a ripristinare nella persona un nuovo equilibrio e a mantenerlo nel tempo.
• efficace: il cambiamento si realizza nell’87% dei casi trattati e osservati. Negli oltre 3000 casi trattati i controlli hanno dimostrato l’assenza di ricadute e il mantenimento dell’equilibrio raggiunto.
• una terapia non farmacologica che si realizza solo con metodi psicologici e senza l’utilizzo di farmaci.
• un intervento indicato per tutti i disturbi psicologici che creano forti impedimenti, ovvero caratterizzati da una sintomatologia acuta e persistente.
• flessibile: è un intervento che si costruisce sulle caratteristiche del problema e pertanto può essere applicato a situazioni differenti, non solo patologiche, ma anche relazionali, lavorative, educative, sociali.
Intervista a Giorgio Nardone (2014)
Centro di Terapia Strategica: la nostra storia (2016)
(Apri in una nuova finestra)
Ambiti di intervento
Ecco i miei principali ambiti di intervento:
- Disturbi d’ansia:
attacchi di panico, ansia generalizzata, disturbo post traumatico da stress, ansia da prestazione
- Fobie:
paure specifiche (auto, aerei, animali, spazi chiusi o aperti, vuoto, oggetti, situazioni, contatti, sporco)
- Disturbi legati al corpo e a somatizzazioni:
ipocondria (paura delle malattie), dismorfofobia (fissazioni legate all’aspetto fisico o ad una parte del corpo), dolori e manifestazioni somatiche e sintomatiche improvvise
- Fissazioni e ossessioni:
pensieri o azioni ripetitive, con o senza comportamenti ritualizzati come ad esempio lavarsi ripetutamente le mani, controllare più volte un’azione o un pensiero, pulire e disinfettare ripetutamente
- Disordini alimentari:
anoressia, bulimia (abbuffate con o senza vomito), obesità, alternanza di astinenza dal cibo e abbuffate, fissazioni alimentari
- Disturbi dell’umore:
Depressione, apatia, reazioni al lutto e all’abbandono
- Disturbi sessuali:
impotenza, anorgasmia, fissazioni sessuali, vaginismo, difficoltà di erezione, eiaculazione precoce, disturbi del desiderio
- Problemi relazionali in differenti ambiti:
coppia e famiglia (conflitti, separazioni, molestie, problemi nell’educazione dei figli); lavoro (conflitti, cambiamenti, burn-out, mobbing, raggiungimento di obiettivi); il sociale (emarginazione, conflitti interculturali, violenze psicologiche e fisiche, molestie assillanti)
- Problemi dell’infanzia e dell’adolescenza:
disattenzione, iperattività, comportamenti oppositivi-provocatori, mutismo elettivo, disturbo da evitamento, ansia da prestazione, fobia scolare, paure specifiche (animali, situazioni, oggetti), disturbo da isolamento
- Disturbi legati all’abuso di internet:
shopping compulsivo in rete, gioco d’azzardo, dipendenza da chat, da cybersesso, ricerca compulsiva di informazioni in rete
- Dipendenze da alcol:
in collaborazione con i migliori medici specialisti delle dipendenze secondo protocolli cognitivo comportamentali
Mi occupo anche di formazione in aziende ed enti pubblici (ospedali e scuole) nelle aree di comunicazione interpersonale, dell'ascolto, della gestione di gruppi di lavoro, della leadership, della sicurezza sul lavoro, della motivazione e della risoluzione dei conflitti.
Domande frequenti
1) Quanto dura una terapia breve strategica?
Per definizione, la terapia breve strategica è un intervento psicoterapeutico focale breve, ma l'esatta durata della terapia varia a seconda delle situazioni. Nella maggior parte dei casi tale forma di intervento induce i primi cambiamenti già a partire dalle prime sedute del trattamento. E' regola dei terapeuti strategici (che sono affiliati al CTS di Arezzo e monitorati dal Prof. Nardone) verificare costantemente l'efficacia dell'intervento, chiedere l'eventuale supervisione al Prof. Nardone e, qualora alla decima seduta osservassero il problema invariato, indirizzare la persona a un collega dello stesso o di diverso orientamento.
2) Le sedute di una terapia breve strategica sono settimanali?
Nelle prime fasi del trattamento le sedute della terapia strategica possono essere sia a cadenza settimanale che quindicinale, a seconda del tipo di problema presentato e delle esigenze della persona stessa. Una volta ottenuto lo sblocco del disturbo, e quindi il primo sostanziale miglioramento, le sedute vengono ulteriormente distanziate per permettere alla persona di sperimentare nella propria vita quotidiana le ritrovate risorse e capacità, senza che venga a crearsi una forte dipendenza dalla figura del terapeuta. La terapia si conclude infine con 3 controlli (follow-up) condotti a distanza di 3 mesi, 6 mesi e 1 anno dalla fine della terapia, per verificare il mantenimento del risultato nel tempo.
3) Quanto dura una seduta?
La durata di una seduta strategica non è mai predeterminata, ma varia di volta in volta a seconda delle diverse esigenze della persona in terapia, della fase del trattamento in cui si trova e del tipo di problema presentato. La durata della seduta può quindi variare ampiamente da un'ora o più (nei primi incontri) fino a venti minuti (generalmente nelle fasi avanzate del trattamento), a seconda della valutazione del terapeuta riguardo all'avvenuto raggiungimento degli obiettivi di ciascun incontro. Anche per quanto riguarda la durata della seduta, dunque, l'unica linea guida fondamentale seguita dal terapeuta appare essere l'estrema flessibilità, guidata sempre però da specifici obiettivi prefissati.
4) La terapia breve strategica dà risultati duraturi nel tempo?
Come emerge chiaramente dai follow-up condotti a distanza di 3 mesi, 6 mesi e 1 anno dalla fine della terapia, la presenza di ricadute è minima e generalmente non si verificano nel tempo spostamenti del sintomo. I risultati delle ricerche effettuate su migliaia di casi che sono stati trattati con la terapia breve strategica negli ultimi 15 anni, sia dal Prof. Giorgio Nardone che dai terapeuti affiliati, hanno mostrato non solo un'elevata efficacia dell'intervento valutata alla fine del trattamento, ma anche e soprattutto il mantenersi di tali risultati nel tempo.
5) La terapia breve strategica prevede l'utilizzo di farmaci?
La terapia breve strategica è un intervento di tipo psicoterapeutico e, come tale, non prevede l'ausilio di farmaci. Qualora il paziente arrivasse in terapia con una cura farmacologica in corso, si suggerisce di proseguire con questa seguendo le indicazioni del proprio medico o psichiatra. Sarà preoccupazione del terapeuta - negli ultimi stadi della terapia e in seguito a consultazione con il medico o lo psichiatra curante - renderlo in grado, se possibile, di ridurre gradualmente l'utilizzo dei farmaci, fino ad arrivare ad una completa interruzione dell'assunzione. Questo avviene, generalmente, in tutti i casi di disturbi d'ansia (ansia generalizzata, attacchi di panico, ossessioni, compulsioni, agorafobia e altre fobie), disordini alimentari o depressione reattiva, che giungono in terapia con una cura farmacologica in corso. Fanno eccezione a questa regola rari casi, solitamente disturbi psicotici o depressioni di tipo endogeno, in cui il terapeuta può ritenere utile una terapia di tipo integrato e ricorrere quindi alla collaborazione di uno psichiatra. In questi casi il terapeuta, in accordo con il paziente, richiede al collega psichiatra un supporto farmacologico che permetta di ottimizzare l'efficacia e l'efficienza dell'intervento psicoterapeutico.
6) Ho letto dei testi di psicoterapia strategica cui erano riportate anche alcune tecniche e vorrei iniziare un trattamento sicoterapico di questo tipo. Conoscere la tecniche può in qualche odo ostacolare il mio percorso terapeutico?
Conoscere le manovre strategiche non rappresenta in alcun odo un ostacolo per l'efficacia dell'intervento. Nella maggioranza ei casi, al contrario, l'essere già a conoscenza del tipo di mpegno che potrà venire richiesto in una terapia strategica dell'effetto che alcune tecniche possono sortire rappresenta un facilitatore el cambiamento terapeutico.
7) Credo che un mio familiare abbia dei problemi che potrebbero essere risolti con una psicoterapia strategica, ma la persona in questione non vuole rivolgersi ad uno specialista. Cosa posso fare?
Molto spesso le persone che presentano determinati tipi di problemi, ad esempio disordini alimentari o particolari difficoltà relazionali, rifiutano di rivolgersi ad uno specialista o appaiono estremamente resistenti a qualsiasi tipo di intervento. In questi casi la famiglia, se adeguatamente indirizzata, può svolgere un ruolo fondamentale e determinante nel trattamento del disturbo. In queste situazioni il terapeuta strategico è solito fare un primo incontro con i familiari, o con altre persone che sono vicine a colui che manifesta il problema, e valutare con loro cosa sia possibile fare per intervenire. Il terapeuta strategico potrà quindi dare indicazioni su come cercare di coinvolgere il "portatore del disturbo" nella terapia, oppure dare indicazioni concrete ai familiari su come comportarsi relativamente alla persona e al disturbo in questione, ricorrendo così ad una forma di terapia indiretta. In seguito a questo intervento può capitare che il "paziente designato" decida di entrare in terapia in un secondo momento; negli altri casi la terapia procede solo in maniera indiretta.
8) La terapia strategica è una terapia puramente sintomatica? E se sì, c'è il rischio che una volta risolto un sintomo si vada incontro a sintomi sostitutivi?
La Terapia Breve Strategica si occupa da una parte di eliminare i sintomi o i comportamenti disfunzionali per i quali la persona è venuta in terapia, dall'altra di produrre il cambiamento delle modalità attraverso cui questa costruisce la propria realtà personale e interpersonale. Ovvero, di produrre dei cambiamenti nella percezione della realtà della persona e non solo nelle sue reazioni comportamentali, in modo da spostare il suo punto di osservazione dalla posizione originaria, rigida e disfunzionale, ad una prospettiva più elastica e con maggiori possibilità di scelta. Questo porterà ad un conseguente cambiamento anche delle sue modalità comportamentali e delle sue cognizioni. La Terapia Breve Strategica non rappresenta quindi una terapia puramente sintomatica, ed è proprio per questo che, una volta risolto il problema portato in terapia, non si sviluppano sintomi sostitutivi.